giovedì 24 marzo 2016

TREVISO ‘900 - Inaugurazione Sabato 26 Marzo 2016

TREVISO ‘900
Opere, artisti, esperienze e percorsi del novecento trevigiano e veneto.




Le distruzioni e i dolori della grande guerra, combattuta con il fronte austro-italiano buona parte in Veneto, non aveva assolutamente risolto le radici nazionalistiche presenti in Europa.
Qualche decennio appena e il deflagrare del secondo conflitto mondiale coinvolge nuovamente l’Italia, e il territorio trevigiano porta tuttora il ricordo della ferita dovuta al bombardamento anglo americano del 7 aprile 1944.
La delusione per la misera fine delle grandi aspettative cullate durante il ventennio, migliaia di vite perdute, la miseria post bellica e la nuova ondata di emigrazione, il sogno della ricostruzione materiale e sociale del paese, che cede e barcolla, sino agli anni ottanta, sotto la spinta dell’estremizzazione politica, sono il contesto sociale, la cronaca quasi quotidiana, che ha accompagnato e spesso, inevitabilmente, ispirato l’opera dei nostri artisti.

Vi è quindi, un fronte delle emozioni condivise, vi sono sentimenti, angosce ed esperienze comuni: l’angoscia della catastrofe o del bombardamento, la commozione e l’incredulità di fronte alla fine della guerra, l’incertezza della guerra fredda o lo sbigottimento di fronte alle tante stragi.
Lo scopo della Mostra è, per quanto possibile, ripercorrere tali sentimenti e l’opera d’arte in quanto catalizzatrice di emozioni, funge da chiave di lettura condivisa , in cui il micro cosmo dell’artista si espande al macrocosmo delle soggettive reazioni, di fronte all’oggettività degli accadimenti.

L’esposizione non ha alcun intento antologico di presentare il panorama completo dei movimenti e delle esperienze, ne vuol essere il caleidoscopio degli artisti che hanno caratterizzato il secolo breve.
Nessuna pretesa quindi, ma un grande auspicio affinché l’arte e la cultura in generale sia promotrice e motrice dell’accrescimento morale e culturale, per la città e il territorio.

La mostra

Con Luigi Serena e il suo “Donne al pozzo” si da lo spunto di partenza del ‘900 trevigiano, lo accompagnano le opere di quei pittori, Teodoro Wolf Ferrari, Emo Mazzetti ed Erma Zago, Pietro Fragiacomo che seppero rinnovare la pittura ottocentesca dei loro maestri, grazie al loro sguardo rivolto alle innovazioni d’oltralpe.
Con l’esperienza di Cà Pesaro e di Burano, una nutrita schiera di onesti innovatori sceglie “l’Avventino” piuttosto che adeguarsi alla paludata arte delle Biennali d’inizio secolo.
Con essi la pittura nostrana gareggia alla pari, seppur con successo assai minore, con i movimenti europei: Springolo, Ravenna, Cancian, Coletti sono tra gli alfieri di questo momento.
Tra loro emerge l’astro incompreso e geniale di Silvio Bottegal, che sapeva cogliere l’umile poesia dei luoghi e delle genti, grazie alla tenace volontà di evitare pittoricismi accattivanti e mantenere fede all’essenzialità pittorica, come traduzione figurativa della sua vena letteraria fortemente realista.

Significativa delle esperienze a Burano è l’opera del veneto d’adozione Pio Semeghini, massimo esponente della seconda generazione di pittori legati alla piccola isola lagunare, con il suo “Orti” caratterizzato dalla semplice ma elevata poetica, la pittura si fa alito di colore, la tavola di supporto traspare ed è intesa come rappresentazione di un’apparizione lieve, trasognata, di panica essenza.