venerdì 29 novembre 2013

"Treviso Sos" - 30 novembre 2009 / 30 novembre 2013

L'insostenibile leggerezza dell'essere...... trevigiani.

Dopo anni di lavoro in questa splendida città è amaro constatare che ormai siamo arrivati al capolinea. Riunioni, discussioni, articoli sul giornale, trent'anni di parole spese al vento nell'illusione di rilanciare una città che non meritava certo di diventare un gerontocomio.
Sembra che gli sforzi delle associazioni, che avrebbero dovuto tutelarne l'economia, non siano rivolti ad affrontare una crisi sempre più tangibile quanto a impedire l'accesso alla città a coloro che abbiano l'ardire di visitarla. Servizi, come la provincia sono già stati trasferiti e prossimamente li seguiranno l'ufficio delle entrate, la questura e non sappiamo cos'altro.
Un bacino d'utenza di migliaia di persone sta per essere trasferito nella nuova cattedrale nel deserto della strada ovest..... Una nuova treviso 2. Tutte le città d'Europa hanno i servizi nei centri storici noi andiamo controcorrente: li facciamo uscire.
L'ultima macchiavellica trovata per rendere il percorso cittadino un percorso ad ostacoli si è materializzata con la creazione dei nuovi parcheggi elettronici a “multa diretta”.
Nessuno si è degnato di spiegarne il funzionamento ai trevigiani, figuriamoci a chi verrà da fuori ritrovandosi un souvenir di Treviso sotto forma di multa a domicilio: Geniale !!!
Se volevamo trovare un altro modo per spaventare i sempre più improbabili visitatori l'abbiamo trovato: Un sistema“ Come ti muovi ti fulmino “ non è certo un gran incentivo.
“ Treviso …. se la vedi t'innamori.......”, “ Treviso città d'arte “ ??????!!! Ma dove ?????
A meno che il turista non abbia delle serie problematiche di puro masochismo non si capisce perché si dovrebbe innamorare d'una simile realtà.
Forse per coloro che contano su uno stipendio sicuro il problema è relativo, ma per coloro che sono stati così “irresponsabili” da credere in questa città e investirci i propri risparmi per creare attività, lavoro e risorse economiche il calice è veramente amaro.
Ancora una volta si cerca di sacrificare sull'altare della grande distribuzione le teste dei piccoli imprenditori della città e dei loro collaboratori.
Stendiamo un velo pietoso sulla vita notturna della “ Marca gioiosa “.
Da quando sono venute ad abitare in città alcune famiglie facoltose è cominciata una vera e propria caccia alle streghe. Imprenditori che avevano investito ogni loro risparmio per creare economia e lavoro sono stati costretti a chiudere definitivamente solo perchè qualcuno ha deciso di comprare casa nei paraggi.
Noi commercianti viviamo da sempre a Treviso e possiamo affermare con cognizione di causa che la città ha sempre avuto i suoi rumori. Se qualcuno ha fatto il salto della quaglia* “periferia – centro” non può pretendere certo di aver la stessa tranquillità: E' una scelta.
Qui c'è gente che lavora, gente che rischia del proprio gente che ha il diritto di poter esercitare la propria professione senza dover combattere ogni giorno con stuoli di avvocati.
Qualcuno dovrebbe spiegare alla cittadinanza come mai è stata decretata perfino la chiusura serale di alcune strade, visto che la reale motivazione resta un mistero.
Certo che se fosse correlata all'arrivo di queste famiglie sarebbe un caso unico in Italia.
Se vogliamo creare una generazione di nuovi schiavi a 800 euro al mese costretti a lavorare i fine settimana e tutte le feste “comandate” questa è la giusta direzione.
Visto che siamo noi piccoli imprenditori la spina dorsale di questa nazione e non certo i centri commerciali che ormai circondano le città, abbiamo bisogno di rispetto per il nostro lavoro.
Abbiamo bisogno di parcheggi gratuiti almeno per la quota spettante per legge, abbiamo bisogno di manifestazioni culturali, mostre, iniziative......servizi.....
In definitiva abbiamo necessità di sicurezze per poter investire ancora il nostro denaro in questa marca gioiosa. Anche perchè se continua così ci sarà ben poco da gioire.


* In natura la quaglia, quando è inseguita dai cani, prima di fermarsi e acquattarsi, dopo aver corso a piedi (di pedina), fa un salto in modo da disorientare i cani. Da ciò deriva il modo di dire comune per indicare che una persona vuole cambiare disorientando gli altri. (Wikipedia)-

Treviso 30 novembre 2009 - Lettera firmata da 316 attività del Centro Storico