mercoledì 13 gennaio 2010

News: Non sono solo i commercianti improvvisati che si vedono costretti a chiudere la propria attività. Anche indiscutibili professionisti si trovano nelle stesse condizioni.

Gentile Cliente,
25 anni fa, aprivamo un negozio di antiquariato nel cuore antico di Treviso. Ai clienti di allora comunicavamo questa decisione, scrivendo loro di “venire a scoprire il linguaggio degli oggetti, che durano nel tempo e che arredano la vita”.
Avevamo avuto una grande fortuna: allestire una vetrina sotto il Monte di Pietà, luogo artisticamente importante, legato alla storia economica della città, inserito in uno spazio urbano gentile e sobrio nelle linee architettoniche, che i trevigiani conoscevano come “piazzetta dei conigli e dei funghi, per il mercato che vi si faceva fino a pochi anni fa.
Le vie e le piazze della città non erano solo lo spazio degli incontri, delle “ciacole” (oggi si direbbe del gossip); erano anche il luogo degli scambi commerciali, delle banche, mescolate alle botteghe cittadine, delle chiese, spazi di decantazione e di spiritualità.
Avevamo una vision da proporre (perché ogni impresa ha una vision da comunicare), quella di offrire oggetti, mobili, quadri, che parlassero all’anima e che potessero rappresentare una soluzione d’arredo, ma soprattutto essere un’espressione di cultura, di quella cultura della mente e della mano, che il passato sa spesso tramandare.
Era un obiettivo che ci appassionava, cui abbiam cercato di aggiungere un gusto della ricerca, fresco e raffinato. Volevamo che l’antico non incutesse distacco e distanza, ma calore, famigliarità. Gli oggetti hanno un’anima, perché sono opera di artigiani, di artisti, spesso anonimi, che avevano profuso la loro creatività in cose belle, concepite e costruite spesso per i ricchi, per le istituzioni di allora, per un Dio in cui la maggior parte di essi poneva fiducia e speranza.
La “passione antiquariale” - negli anni settanta e ottanta – dilagava. Mercatini, fiere, punti vendita si moltiplicarono nella fiducia in un collezionismo di massa, spesso nevrotico, indistinto, capace di appassionarsi di ogni cosa, metabolizzando anche ciò che era discutibile per estetica ed autenticità.
Nel frattempo l’eccesso di offerta provocò disorientamento, disaffezione; la politica penalizzò i grandi centri commerciali “naturali”, che erano e sono i centri storici delle nostre città.
Il “cuore antico” di Treviso diveniva sempre più inaccessibile dall’esterno, sempre meno abitato all’interno. Alle abitazioni e alle botteghe artigiane e del commercio tradizionale, subentrarono impetuosi gli studi professionali, gli sportelli bancari si moltiplicarono e la fisionomia dei centri storici migliorò esteticamente, grazie ai numerosi e felici restauri, ma cessò di essere il luogo pulsante della vita ordinaria e normale.
Anche i consumi sono cambiati, in parte a causa di un’impennata dei prezzi delle cose antiche, divenute care sia a chi le ricercava, che a chi le desiderava comprare, in parte perché tutto si evolve, per primi le mode ed il gusto.
La grande crisi internazionale e la caduta dei consumi hanno fatto il resto.
Locus Amoenus Antichità ha deciso di chiudere con le festività natalizie, lo fa perché Treviso non c’è più. Le vie della città sono sempre meno frequentate e gli unici luoghi in cui la gente si raccoglie, sono i centri commerciali, i bar (ma solo in certe ore e per alcuni riti), le manifestazioni coi gazebo, ove si propone le stesse cose dei negozi, agli stessi prezzi dei negozi, solo che sembrano più convenienti, per il presunto mito della catena commerciale corta.
Si spegne una vetrina sotto il passaggio da piazza Monte di Pietà a piazza S. Vito, quest’angolo di Treviso offrirà altri prodotti.
E’ il “segno dei tempi”. Bisogna prenderne atto.
Oggi prevale il consumo veloce, i cellulari, l’i-pod, la cura della persona, le proposte alimentari. I libri e la cultura antica sono divenuti cibi difficili da digerire.
Salutiamo e ringraziamo tutti coloro che ci hanno seguito in questi anni, perché clienti o perché estimatori delle proposte che via via si sono succedute, nel vano tentativo di innovare l’offerta.
Le imprese nascono e muoiono, è il ciclo naturale dell’economia. Chissà se la nostra assenza provocherà nostalgia per quella “vetrina incantata” (come qualcuno l’ha definita), che non ci sarà più?

Giuseppe Salvalaio – Locus Amoenus Antichità


Con voi è sparita un po' della magia che caratterizzava la nostra meravigliosa città. Grazie di averne fatto parte !!

Antonio Bottegal