Mentre a tempo di record (15 gg), Treviso Sos ha raccolto oltre 200 firme di attività commerciali del Centro Storico e si propone risultati anche più eclatanti, la petizione di S.Leonardo, che conta poche decine di adesioni, sembra essere decisiva. Dopo aver dato credito a questa “petizione” che non presenta nessun requisito legale, adesso è arrivato il sondaggio via SMS. Qualcuno ci scuserà se qualche dubbio ci sorge sull'attendibilità di quest'ultima iniziativa, duplicabile senza difficoltà e con risultati diametralmente opposti. A questo punto pensiamo sia doveroso fare il punto della situazione:
1) A Treviso, esistono 3 petizioni ossia la nostra e altre due che non sono minimamente paragonabili in termini numerici.
2) A Treviso non esiste un fronte dei no e un fronte dei si, parte dei nostri aderenti sono favorevoli ad una pedonalizzazione razionale e condivisa che però presenti dei requisiti fondamentali per la sopravvivenza del tessuto economico cittadino. Non ci possiamo accontentarci delle fioriere.
3) Vorremmo sapere i nomi e i curriculum di chi sta progettando la chiusura del centro storico. Se il tutto fosse lasciato solo nelle mani dell'assessore Zanini consentiteci un po' di preoccupazione. Non ci risulta che nella specializzazione di ginecologia esistano esami di urbanistica.
4) Molti residenti, che chiedono urgentemente la chiusura, sono gli ultimi arrivati. Chi la città l'ha sempre vissuta è ben conscio che rumori e un minimo di traffico sono prerogative di una comunità viva. Abitando del centro storico, non si può pretendere la tranquillità della periferia. Senza contare che, se le attività e i locali notturni dovessero essere costretti alla chiusura, i problemi di sicurezza farebbero rimpiangere il traffico e la “movida” ora tanto contestata.
Non riusciamo a spiegarci questa improvvisa urgenza di chiudere la città quando sono trent'anni che se ne parla senza risultato. C'è qualcuno di importante da accontentare ? Se all'epoca fossero stati realizzati i parcheggi scambiatori e i servizi necessari, oggi non ci sarebbero tutte queste contestazioni.
In tempo di crisi economica, con una continua perdita di posti di lavoro, a livello di bollettino di guerra, ci sentiamo di chiedere un po' di considerazione anche per quei “poveri diavoli” che hanno creduto in questa città e vi hanno investito tutte le loro risorse creando occupazione.